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L’Adamello soffre ed è simbolo di un 2024 difficile per i ghiacciai

Sos Adamello. In questo 2024 il più grande ghiacciaio italiano ha patito, registrando una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3.100 metri di quota. Così il massiccio per gran parte bresciano diviene il simbolo del report pubblicato da Legambiente sulla situazione dei ghiacciai alpini.

I documento è stato presentato in occasione della Giornata internazionale delle Montagne dell’11 dicembre e realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico e Cipra Italia. L’associazione ambientalista torna a ribadire l’urgenza di mettere in campo piani e politiche di adattamento a livello nazionale e regionale, dai comuni montani fino a valle, e presenta un pacchetto di 12 proposte – 6 dal carattere più generale e 6 specifiche per l’area alpina – per una road map europea che metta al centro montagne, ghiacciai e biodiversità e da attuare già nel 2025, anno internazionale dei ghiacciai.

Il 2024 è stato un anno difficile, nonostante le nevicate tardive in primavera, anche per gli altri ghiacciai con perdite di spessore fino a quasi due metri.

“Ignorare quanto sta accadendo in alta quota significa esporre il nostro pianeta a rischi insostenibili – sostiene Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – perché questi fenomeni hanno ripercussioni anche a valle. È necessario e urgente lavorare sulle politiche di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica”.

Le 12 proposte

Sei le proposte di carattere generale e sei quelle più specifiche per l’area pan-alpina presentate da Legambiente e al centro di una road map europea non più rimandabile. In particolare l’associazione chiede: 1) avviare con urgenza un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali; 2) di completare il monitoraggio delle potenziali aree-rifugio; 3) avviare il recupero dei siti in cattive condizioni, preceduto da adeguati studi specifici sui processi ecosistemici determinati direttamente dai cambiamenti climatici; 4) rendere più stringenti oltre che cogenti gli obiettivi della strategia dell’UE sulla biodiversità al 2020 nelle aree montane; 5) orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali; 6) sviluppare nuove strategie per migliorare la protezione in situ degli ecosistemi in quota per garantire la loro esistenza e la funzionalità ecosistemica.

Per quanto riguarda l’area pan-alpina, per Legambiente per accelerare l’attuazione della Convenzione delle Alpi e della Strategia europea per la regione alpina (EUSALP) serve 1) incentivare la connettività ecologica a livello di ecosistema alpino, 2) Implementare il percorso di definizione di Liste Rosse IUCN delle Alpi. 3) Porre particolare attenzione ai rischi antropici. 4) Evitare forme di overturism nelle aree dove la biodiversità e la geodiversità è già messa a rischio dai cambiamenti climatici e al contempo educare i turisti a una fruizione più attenta e consapevole; 5) Raggiungere l’obiettivo di tutelare almeno il 30% del territorio entro il 2030, attraverso strumenti giuridicamente vincolanti, con una particolare attenzione ai ghiacciai e alle nuove aree proglaciali 6) istituire contesti di confronto che coinvolgano amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, per lavorare insieme con l’obiettivo di migliorare la capacità di governance dei ghiacciai alpini, della biodiversità e della geodiversità ad essi connessa.

Il video di Legambiente

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