Un appello alla politica, e in particolare a quei politici che sono candidati per le ormai vicinissime elezioni Europee del prossimo 8 e 9 giugno. Lo ha lanciato Confartigianato Brescia presentando i dati di un’analisi realizzata con le risposte di 495 associati del nostro territorio.
“Noi riteniamo che l’Europa sia importantissima per tutte le Nazioni che la compongono e per l’Italia in particolare che è paese fondatore – ha detto il presidente Eugenio Massetti – Un’Europa che però non sia matrigna, ma madre di tutte le imprese. Imprese che hanno assolutamente bisogno di serietà da parte della politica”.
Anche perché le imprese artigiane bresciane ripongono sì ancora fiducia nell’Europa, ma questa fiducia è in calo rispetto a cinque anni fa. Inoltre se per fare impresa la Ue non è del tutto rilevante ai fini delle attività coinvolte nel sondaggio, vantaggiosa e fondamentale resta la libera circolazione di beni e persone, l’accesso, e la tutela, del mercato interno. Con meno regole interne, ma più protezione, e l’attenzione e il sostegno alle eccellenze nazionali.
Stiamo parlando di micro e piccole imprese, portatrici di quel “made in Italy” prezioso – e copiato – che resiste provando a competere con i big del web, e nella sfida alla concorrenza sleale e il fenomeno della contraffazione ancora diffuso e spesso veicolato proprio via web.
Fra le maggiori preoccupazioni degli artigiani non posso che esserci i venti di guerra, le turbolenze geopolitiche e il cambiamento climatico. C’è poi la difficoltà nei riuscire a destreggiarsi fra i bandi e i contributi, spesso indirizzati alle grandi realtà industriali, i cosiddetti colossi.
“Le nostre imprese oggi non sono difese nel modo giusto – aggiunge Massetti – Si fanno dei bandi con un sacco di miliardi e gran parte di queste risorse non vengono utilizzate perché si legifera per i grandi e non per i piccoli. Servono bandi su misura”.
I dati
Nel dettaglio dell’instant survey realizzata tra il 15 e il 29 maggio (495 imprese e associati rispondenti): fiducia nei confronti dell’Unione Europea: positiva o parzialmente positiva per il 46% dei rispondenti, negativa per il 34% e con il 20% di indecisi/non risponde.
Alla domanda se lavorare e fare impresa in Europa conta per la propria attività per per il 32% la risposta è positiva, irrilevante/ininfluente per il 40% e non è importante per il 28%.
Valutazione dell’impegno e delle azioni in ambito economico della Ue: positivo o molto positivo nel 36% dei rispondenti; neutro per il 25%, negativo/molto negativo nel 39% dei rispondenti.
Fiducia verso le istituzioni europee rispetto a 5 anni fa: in crescita per il 9% dei votanti, invariata/sufficiente nel 52% e in calo per il 39%.
Tra gli aspetti più rilevanti e vantaggiosi per il fare impresa in Ue resta in testa la libera circolazione di beni e persone (66%); l’accesso al mercato interno (48%), programmi di formazione e sviluppo (44%).
Capitolo di ciò che servirebbe alle imprese e di quale futuro per l’Unione. Per il prossimo futuro viene segnalata: la necessità di più protezione per il mercato interno europeo (52%), meno regole nel mercato interno (44%), svolta green (38%) e indipendenza energetica (34%).
Tra le priorità comunitarie da affrontare: l’instabilità geopolitica e le guerre (54%), il cambiamento climatico (48%), la natalità e le politiche familiari/di welfare (26%).
A livello nazionale si richiede che gli interventi siano indirizzati verso: infrastrutture e viabilità (51%), politiche migratorie comuni (40%), sicurezza (30%), formazione/lavoro per giovani/immigrati (29%).
Infine, l’artigianato e l’impresa “Made in Italy” ritiene fondamentale sostenere il prezioso “Made in Italy” con misure di incentivi e bandi su misura ora spesso fuori target (nel 69% dei casi), il contrasto e il contenimento alle superpotenze dei big del web (51%) e politiche di sviluppo e protezione delle singole peculiarità economiche (36%). Un made in Italy riconosciuto per la qualità dei prodotti (65%), competenza e know-how (55%) design e reputazione internazionale.