Giuseppe Frattitta non è il primo, ne purtroppo l’ultimo caso di jihadisti scoperti sul territorio bresciano. Per molti anni a tenere banco è stata la vicenda i Anas El Abboubi, il foreign faitghers andato in Siria a combattere per l’Isis e considerato morto sul campo di battaglia.
Un decesso mai confermato tanto da portare la corte d’assise di Brescia ad una condanna a sei anni. In Marocco è tornato da tempo Mohamed Jarmoune. Il giovane era stato arrestato nel marzo del 2012 a Niardo con l’accusa di aver pensato un attentato alla sinagoga di Milano. L’uomo ha scontato la sua pena con 4 anni e 8 mesi di reclusione: una volta uscito, nel maggio del 2015, è stato espulso.
Sempre nel 2015 fu espulso dal territorio italiano anche Alban Elezi, albanese in contatto con Anas El Abboubi e ritenuto il reclutatore di foreign fighter per l’Isis. Stesso destino, se e quando le loro condanne diverranno definitive, toccherà a Lassad Briki e Muhammad Waqas, i due pakistani condannati in appello nel maggio 2017 a 6 anni con l’accusa di aver pensato un attentato alla base Nato di Ghedi.
Come per Gaffur Dibrani, il 25enne arrestato a Fiesse con l’accusa di aver dato il suo appoggio virtuale alla jihad. Kosovaro e rimpatriato anche Samet Imishiti, per anni muratore in provincia prima di andare a combattere in Siria per la Rinia Islame Kacanik e tornare in Italia, a Bolzano.
In patria sono stati rispediti anche Nasreddine Dhiab, arrestato ad Edolo nel dicembre del 2016, e Mohammed Zakariae Youbi marocchino di Vobarno, amico di Anas El Abboubi.