Dopo aver smontato il rapporto sui dati dell’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ci ha pensato Legambiente a far tornare su Brescia la maglia nera per l’inquinamento.
Lo studio, effettuato stavolta su una centralina diversa da quella ritenuta “inaffidabile” di Rezzato, ha evidenziato che, per rarefazione di ozono e quantità di polveri sottili, la leonessa di Italia non è seconda a nessuno.
Il dato è preoccupante per diverse ragioni: anzitutto l’anno scorso la città era solo tredicesima e, secondo, le eccedenze giornaliere dei limiti di legge in fatto di inquinamento sono più che raddoppiate superando i 150 giorni annui.
Certo c’è da dire che anche il resto d’Italia non se la passi meglio e proprio per questo la Corte di giustizia europea ha staccato multe salatissime, ma in un paese dove questo problema causa più di 60 mila morti l’anno (2015) risulta difficile pensare in termini di “mal comune mezzo gaudio”.
La cosa peggiore è che secondo Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, le soluzioni ci sarebbero, ma richiederebbero uno sforzo congiunto di enti locali ed istituzioni nell’adottare od ampliare il piano di mobilità sostenibile delle varie città.
Brescia, dal canto suo, si è già mossa in tal senso ed è in attesa dell’okay da Roma per i finanziamenti statali per il progetto tram così da ridurre ulteriormente l’utilizzo di autovetture private.