La morte di Amos Turla, operaio 61enne bresciano, deceduto sabato, schiacciato da due carrelli durante il suo turno di lavoro nell’azienda Dolomite Franchi di Marone, è un chiarissimo campanello d’allarme.
Rispetto alle 11 vittime del 2018, il nuovo anno, andando avanti di questo passo, non promette nulla di buono. Infatti, da inizio anno, l’operaio bresciano è il settimo lavoratore che perde la vita sul posto di lavoro, secondo quanto riporta l’Osservatorio indipendente di Bologna dei morti sul lavoro.
Amos Turla, è il terzo lavoratore che muore nel bresciano in una settimana. I sindacati, nelle prossime ore, si incontreranno per discutere della situazione, fissando poi appuntamento con l’Associazione industriale Bresciana.
Nel marzo 2018, Cgil, Cisl e Uil avevano sottoscritto con la Confindustria il cosiddetto “Patto nella fabbrica”, un accordo con cui venivano fissate le linee guida per le aziende, in tema di formazione e soprattutto di sicurezza.
E’ evidente però che queste linee guida non sono state sufficienti ad evitare danni enormi, qualcosa non va. Ecco quindi i sindacati in coro, da Mario Bailo, segretario provinciale della Uil secondo il quale la sicurezza per alcuni è un costo e non un investimento; passando per Alberto Pluda, segretario generale della Cisl di Brescia, che mette in luce quanto quelle linee debbano essere declinate, dato che nonostante le fabbriche 4.0 le morti aumentano.
Le leggi sulla sicurezza ci sono, ma serve investire maggiormente, un aspetto che è sottovalutato da tutti, e le vittime di questi ultimi mesi, purtroppo, sono una chiara fotografia della situazione.