Come previsto (e richiesto a gran voce da Regione Lombardia) è arrivata un’ulteriore stretta delle misure per limitare i contagi da coronavirus. Il nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha optato per la chiusura fino al 3 aprile anche delle filiere produttive che non sono state ritenute essenziali dopo gli incontri con i vari gruppi sindacali. Le polemiche però non mancano anche perché quanto annunciato sabato sera alla fine non corrisponde del tutto al decreto firmato dal Presidente del Consiglio domenica. Nelle ore successive all’annuncio su Facebook di una nuova stretta, alcune maglie si sono di nuovo allargate innescando una dura polemica dei sindacati (che minacciano uno sciopero) e Regione Lombardia.
Rimangono aperte le attività che – secondo il Governo – sono essenziali. L’elenco è ancora lungo:
– Industrie alimentari, agroalimentari, zootecniche e di bevande
– Tabaccherie
– Raffinerie
– Cartiere
– Industrie per la riparazione di strumenti legati all’alimentare, farmaceutico o ai trasporti
– Il trasporto pubblico e privato di merci e persone
– Veterinari
– Servizi d’informazione, comunicazione ed edicole
– Servizi di assistenza sanitaria e sociale
– Servizi di raccolta e gestione dei rifiuti
– Aziende di forniture mediche
– Industrie tessili (se legate alla fabbricazione di indumenti da lavoro)
– Servizi finanziari, bancari, assicurativi e postali
– Call center
– Vigilanza privata
– Aziende collegate all’idraulica, all’elettrico e al riscaldamento
Per quanto ci riguarda, poi, la Regione per mano del governatore Attilio Fontana aveva emanato un’ordinanza ancora più rigorosa che prevede:
– Chiusura dei cantieri (fatto salvo quelli per strutture sanitarie e di protezione civile)
– Chiusura delle strutture ricettive
– Chiusura degli studi professionali
– Chiusura dei distributori automatici attivi 24ore di cibo e bevande
– Annullamento dei mercati settimanali scoperti
– Rilevamento della temperatura corporea nei negozi aperti
– Divieto assoluto di assembramenti di più di due persone nei luoghi pubblici con multa da 5mila euro