Omicidio Manuela Bailo: si cercano alcuni oggetti mancanti
Le dichiarazioni di Fabrizio Pasini non convincono. Più che mai allo stato attuale delle indagini e dopo i rilievi nella casa di Ospitaletto teatro dell’omicidio. “Manuela è caduta dalle scale dopo un litigio” ha sempre sostenuto l’uomo ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Stando a quanto trapela dalla Procura di Brescia si lavora sulla premeditazione. L’ipotesi della lite per un tatuaggio fatto da Pasini con le iniziali dei figli pare essere una delle tante bugie dette dall’omicida. In attesa dell’esito dell’autopsia, con la relazione completa depositata dal medico legale entro novanta giorni dall’esecuzione, i primi esiti confrontati con le numerose tracce di sangue trovate dalla Scientifica nell’interrato della villetta di via Allende a Ospitaletto, tra il garage e il bagnetto al piano inferiore, raccontano di un’altra storia: Manuela Bailo non è morta per i traumi riportati nel cadere dalle scale, sui gradini non è stato trovato sangue e la frattura composta alla base superiore del cranio, secondo i medici non può aver determinato il decesso. La morte della 35enne di Nave è stata determinata da un taglio netto alla gola con recisione della carotide. Gli investigatori sono ora alla ricerca di alcuni oggetti mancanti nel puzzle: si tratta dell’oggetto con il quale Pasini avrebbe colpito alla testa Manuela, del coltello usato per recidere la carotide, della borsa della ragazza che compare nelle telecamere di videosorveglianza ed infine dei telefoni cellulari della vittima. Oggetti che gli inquirenti stanno cercando al fine di risolvere definitivamente il rebus dell’omicidio di Manuela Bailo.
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