Non semplice archeologia, ma un’idea di comunità. Così l’archistar David Chipperfield ha descritto il suo progetto per il restauro architettonico e la rifunzionalizzazione del Teatro Romano di Brescia. Il progetto di massima è stato presentato questa mattina all’auditorium Santa Giulia con i verici di Brescia Musei, la sindaca Laura Castelletti, il segretario generale della Camera di Commercio Massimo Ziletti e Paolo Tassinari dello studio TassinariVetta.

Com’era già stato annunciato fin dall’inizio, il recupero del teatro non era un semplice (si fa per dire) scavo archeologico in vista della musealizzazione del sito. La volontà era ed è quella di recuperare quel luogo riportandolo alla funzione che lo ha contraddistinto per secoli: un teatro per ospitare un migliaio di spettatori durante le serate estive e più in generale uno spazio di aggregazione. Insomma un’agorà.

Il progetto, che comunque dovrà tener conto di quanto e cosa verrà trovato negli scavi dei prossimi anni, prevede in parole povere di recuperare parte della cavea per tornare a ospitare un pubblico. Questa verrà ricostruita con la sovrapposizione alla struttura presente (che sarà protetta e conservata) di un materiale di finitura compatibile, visto che quello originale è andato perso nei secoli. Medesimo trattamento sarà utilizzato anche per l’orchestra e per parte della scenografia.

Le “aggiunte” saranno ben riconoscibili, un po’ come fatto per il Capitolium, e oltre a ridare funzionalità al teatro doneranno anche una visione d’insieme di quello che la struttura è stata al tempo della sua originale attività. Le nuove opere saranno in continuità con le porzioni archeologiche.

Il progetto

Il progetto elaborato dallo Studio David Chipperfield Milano ha preso avvio da un’attenta analisi di natura archivistica, realizzata con Fondazione Brescia Musei e concentrata in particolare sulle vicende che, nel corso del Novecento, hanno portato a un progressivo, e tuttora in corso, recupero dei resti archeologici. Questa attività è stata anche integrata dalla realizzazione di un rilievo laser scanner statico e fotogrammetrico.

Il disegno dell’architetto Chipperfield è concepito per integrare al proprio interno gli esiti del progetto di studio, restauro e rifunzionalizzazione inclusiva del Teatro Romano e palazzo Maggi Gambara con il quale il Comune si è aggiudicato un consistente contributo da parte di Fondazione Cariplo. L’intervento che sarà condotto dall’Unità di Progetto Edilizia Monumentale del Comune di Brescia è da inquadrare come azione propedeutica ai futuri programmi di recupero integrale e pone l’attenzione in particolare sulle barriere architettoniche che caratterizzano per sua stessa fisionomia l’area del Teatro, parte naturali e parte connaturate alla sua storia. Questa azione prevede, secondo linee di inclusività e accessibilità, di poter rendere facilmente visitabile la cavea, anche con soluzioni temporanee che accompagnino alla visione nel corso delle attività di scavo che interesseranno l’area negli anni a venire. Una parte sostanziale è dedicata inoltre al recupero dei locali al piano terra del corpo meridionale di palazzo Maggi Gambara, un edificio di fondazione medievale caratterizzato anch’esso da plurime stratificazioni che insiste sull’area del Teatro e che assumerà fra l’altro nel progetto Chipperfield la funzione di portale per l’area archeologica, insieme a quella di edificio tecnico al servizio delle attività teatrali.

Il progetto di rifunzionalizzazione si caratterizza proprio per l’attenzione posta nel mettere a sistema le necessità di ordinaria ed efficace fruizione del sito archeologico con la possibilità di attrezzarne l’impiego per lo spettacolo dal vivo durante la stagione estiva. È infatti concepito al preciso scopo di riportare nel cuore della Brescia romana un’importantissima funzione di aggregazione sociale e culturale. Il progetto consentirà quindi sia l’uso di parte della cavea per l’accoglienza del pubblico che l’utilizzo del pulpito restituendolo all’originaria funzione di palcoscenico e rievocando, attraverso strutture in parte permanenti e in parte effimere l’antica e monumentale struttura del frontescena, perduta probabilmente a causa di un terremoto.

Ma il teatro sarà sempre e comunque visitabile, anche senza biglietto. Parallelamente, il progetto comporterà la creazione di percorsi di visita che consentiranno la piena percorribilità di tutti gli ambiti del teatro, a partire dalla cavea e dal pulpito e fino alla media cavea, includendo i vomitoria (gallerie con funzione d’ingresso) collegati alla summa cavea. L’estensione del percorso di visita alle parti più elevate della costruzione consentirà di raggiungere un punto panoramico per godere di una straordinaria e inedita prospettiva sull’intera cornice archeologica, spaziando con la vista anche fino all’area sacra di Piazza del Foro e del Capitolium.

Le successive fasi di sviluppo del progetto dovranno necessariamente essere modulate sugli esiti degli scavi promossi dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Brescia e Bergamo – Ministero della Cultura, con la quale il dialogo sarà continuo, sia per gli aspetti conoscitivi che per quelli di elaborazione e autorizzazione del progetto esecutivo. Il piano di lavoro della Soprintendenza, che ha comportato un primo restauro nel 2023 sulla porzione orientale della cavea, prevede, entro il 2028, il completamento degli scavi, operazione necessaria a restituire il senso della grandiosità e il respiro del monumento originario.

In parallelo, si aprirà anche una riflessione sul modello di gestione della struttura, con particolare riferimento non tanto alla dimensione museale (che proseguirà secondo le modalità ormai consolidate introdotte negli anni passati da Fondazione Brescia Musei d’intesa con il Comune di Brescia), quanto alle attività di spettacolazione estiva, rispetto alle quali esistono significativi riferimenti quali per esempio quelli messi in atto nel teatro romano di Pompei, in quello di Verona e in quello di Ostia antica.