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“Profonda preoccupazione e indignazione per quanto denunciato dalle attiviste di Extinction Rebellion, Ultima Generazione e Palestina Libera. Queste donne riferiscono di aver subito, durante il fermo nella Questura di Brescia il 14 gennaio u.s., trattamenti degradanti e invasivi che violano la dignità e i diritti fondamentali delle persone, configurandosi come abusi di genere”.

A scendere in campo sono tutti i centri antiviolenza bresciani: Butterfly, Casa delle Donne, Chiare Acque, Donne e Diritti, Rete di Daphne e Viva Donna.

“Secondo le testimonianze, – scrivono in una nota – sono state costrette a spogliarsi e sottoposte a perquisizioni corporali immotivate, senza alcuna tutela né la presenza di personale medico o legale.
Inoltre, dichiarano di essere state obbligate a utilizzare i servizi igienici con la porta aperta e sotto sorveglianza, e ad alcune di loro sarebbero stati sequestrati gli assorbenti nonostante il ciclo mestruale in corso. Solo le persone identificate come donne hanno subito tali trattamenti.
Se confermati, – scrivono i centri antiviolenza bresciani – questi fatti rappresentano gravi violazioni dei diritti umani e un utilizzo strumentale della violenza di genere come forma di controllo sociale e repressione” .

“Ciò è inaccettabile in un paese democratico che ha sottoscritto la Convenzione di Istanbul e che si impegna, almeno formalmente, a contrastare ogni forma di violenza contro le donne”.

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I CENTRI ANTI VIOLENZA CHIEDONO UN’INDAGINE UFFICIALE

“Riteniamo urgente e indispensabile l’apertura di un’indagine ufficiale per accertare quanto accaduto e garantire piena trasparenza. Chiediamo inoltre che vengano immediatamente adottati protocolli chiari e vincolanti, a partire dalla Questura di Brescia, per prevenire abusi di questo tipo. Tali protocolli dovrebbero essere sviluppati in collaborazione con esperte ed esperti del settore, così da garantire il rispetto dei diritti delle donne e il pieno adempimento agli obblighi previsti dalla Convenzione di Istanbul. La violenza di genere è un problema sistemico e culturale che riguarda l’intera società. Non possiamo restare in silenzio di fronte a episodi che mettono in discussione i principi fondamentali di uguaglianza e rispetto su cui si fonda uno stato di diritto”.

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