In provincia di Alessandria, in Piemonte, è stata trovata nei boschi la carcassa di un cinghiale morto per peste suina africana. La presenza del virus è stata accertata dall’istituto zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche. Una problematica che può sembrare distanteda noi, tanto dal punto di vista territoriale quanto sanitario.
In realtà nel vicino Piemonte è già scattato l’allarme diffusione e quindi anche la Lombardia deve correre ai ripari. Non si è fatta attendere la versione dell’assessore Fabio Rolfi che è tornato su uno dei suoi cavalli di battaglia: “E’ la conseguenza inevitabile dell’inerzia dello Stato che sino a oggi ha fatto poco o nulla per favorire il contenimento del cinghiale – l’attacco – Tutta l’attività di contenimento è di fatto a carico delle regioni. Roma ha soltanto messo ostacoli, burocrazia e divieti”.
Il timore è che questo caso possa poi avere delle ripercussioni sul commercio della carni suine italiene e lombarde, specialmente verso quei mercati che non riconoscono la regionalizzazione.
“Chiediamo venga avviata una rapida iniziativa – ha concluso Rolfi – finalizzata a incrementare l’attività di contrasto al cinghiale, estendendo il periodo di caccia, mettendo in campo attività di controllo maggiore anche attraverso l’ausilio dei carabinieri forestali, togliendo di mezzo la burocrazia”.