“L’Italia oggi abbraccia Brescia nel comune ricordo dei suoi martiri. Non saranno dimenticati, perché il loro ricordo continua a suscitare impegno per la libertà, per la pace, per la democrazia”.
Con queste parole il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a chiuso il suo discorso, lungo e sentito, in occasione dei cinquant’anni dalla Strage di piazza della Loggia.
Mattarella è giunto in città e come prima tappa ha reso omaggio alla stele dei caduti in piazza. Lì ha voluto salutare Franco Castrezzati, che il quel 28 maggio 1974 stava parlando dal palco quando la bomba neofascista ha strappato alla vita Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi in Milani, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti e Vittorio Zambarda.
Otto vittime, otto vite, otto nomi che il Capo dello Stato ha voluto citare uno dopo l’altro dal palco del Teatro Grande, dove attorno alle 11 si è spostata la cerimonia.
“Oggi la Repubblica Italiana è Brescia, è piazza della Loggia, è questo teatro, con la presenza e il coinvolgimento di tante persone – ha aggiunto – Con quella bomba ad alto potenziale, proditoriamente collocata in un cestino sotto i portici, Brescia fu colpita al cuore. Colpita nella sua bella piazza, centro pulsante della vita cittadina, durante una mattinata di impegno civico in cui un popolo senz’armi era sceso in strada accanto alle forze sociali e politiche per ribadire un forte no alla violenza e alla paura. L’intento immediato degli attentatori era chiaro: punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia. L’obiettivo di quel turpe attentato era, inoltre, un messaggio e un tentativo di destabilizzazione contro la Repubblica Italiana e le sue istituzioni democratiche. Con quella bomba si volevano fermare le conquiste sociali e politiche”.