La situazione delle piccole e medie imprese bresciane non è delle migliori. A causa dell’emergenza coronavirus, infatti, molte di esse sono chiuse in attesa di tempi migliori e le poche rimaste aperte anche in modo parziale hanno difficoltà a operare in sicurezza. Questa è la fotografia fatta da Confartigianato Lombardia che ha effettuato un sondaggio contattando 586 imprese bresciane.
Di queste quasi 600 realtà nostrane il 77% a chiuso i battenti a causa della pandemia. Buona parte – il 63% – si è dovuto fermare a causa delle direttive del Governo, mentre il 14% ha deciso di chiudere in autonomia per salvaguardare la sicurezza di famiglie e dipendenti.
Quindi in questo momento difficile sono il 23% delle imprese bresciane prosegue a lavorare in modo completo o parziale. Un’altro dato che non può lasciare indifferenti è che oltre l’83% di queste imprese ha lamentato difficoltà nel reperire l’apparecchiatura necessaria per operare in sicurezza. Per lavorare nonostante le problematiche quasi il 30% di queste attività ha attivato lo smart working e una micro-piccola impresa su cinque si serve di canali di vendita alternativi (consegne a domicilio e e-commerce).
In tutto questo ovviamente a risentirne sono i fatturati che a marzo è calato di oltre il 60% e in aprile, dopo la proroga del lockdown, addirittura del 70,8%.
“Per riprendere serve un segnale di diminuzione del contagio, ma come si fa a dirlo fino a quando non verranno fatti i tamponi? – ha detto il presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti – L’abbiamo ribadito anche al Presidente Attilio Fontana: le 4D di Regione Lombardia non bastano senza la 5D: il diritto delle imprese alla sicurezza”.