Il primo ottobre 2019 prenderà il via il processo a carico del 47enne tunisino, arrestato a novembre scorso dopo le presunte violenze sessuali denunciate da una giovane mamma con problemi di tossicodipendenza.
Stando alla denuncia della donna e alla ricostruzione della Polizia Locale di Brescia, il luogo delle violenze sarebbe un capannone abbandonato in via Nicolini, rifugio di senza tetto e zona di spaccio di stupefacenti.
Il nordafricano, secondo quanto ricostruito, sarebbe stato rintracciato grazie al segnale del cellullare strappato alla ragazza la sera stessa degli abusi. La 25enne ha affermato di essere finita nel capannone per cercare una dose di eroina e dopo averla ricevuta, il 47enne le avrebbe tolto il cellulare e le sarebbe saltato addosso con l’intento di violentarla.
Una volta divincolata, la donna sarebbe riuscita a fuggire senza telefono. Dalla cella il 47enne ha sempre negato in primis di aver dato la dose alla ragazza e di aver poi tentato di violentarla. Secondo quanto affermato dall’uomo, il telefono sarebbe stata una garanzia ad un prestito chiesto dalla donna al nordafricano.