Non li ha fermati neppure il coronavirus. Gli uomini che odiano le donne, quelli che le uccidono dicendo magari che le amavano troppo o chissà quali altre stupidaggini criminali, hanno continuato a colpire mentre il mondo si fermava e si fermavano anche i reati, tutti gli altri reati. Ma loro no. Un report del Servizio analisi criminale interforze, un organismo che mette insieme i dati provenienti dalla polizia e dai carabinieri, dalla finanza e dalle guardie penitenziarie, dimostra con la freddezza dei numeri quello che la cronaca ci racconta tutti i giorni: se gli altri reati in questi mesi si sono fermati, e per fortuna hanno ripreso a correre più lentamente anche ora che il lockdown è finito, i femminicidi non hanno mai segnato il passo. Il totale degli omicidi volontari perpetrati nei primi sei mesi dell’anno è sceso dai 161 del 2019 a 131, ma il numero di donne uccise è addirittura salito da 56 a 59. A fronte di una flessione del 19% degli omicidi, dunque, la percentuale dei femminicidi sale del 5%.
“Il periodo del lockdown ha influito positivamente sul numero totale degli omicidi ma non sugli omicidi con vittime di sesso femminile, i cui valori oscillano in maniera indipendente dal periodo di confinamento”, spiega il report che analizza i dati dall’inizio di gennaio alla fine di giugno. “Mentre nel 2019 le vittime donne costituivano il 35% degli omicidi totali, nel 2020 l’incidenza delle stesse si attesta al 45%”. Una carneficina, come riporta Repubblica, che ha nella famiglia il suo drammatico teatro. “Gli omicidi in ambito familiare/affettivo sono in diminuzione (73 nel 2019 a fronte di 69 nel 2020) ma presentano un aumento dell’incidenza (da 45% a 53%) rapportati al totale degli omicidi”. E’ all’interno della famiglia che la violenza esplode, ed è qui che le vittime sono in gran parte donne: “Da 45 sono salite a 53, con un’incidenza pari al 77% (62% nel 2019)”.