Il più economico 6 euro, la media è stata di 7 euro ma si è arrivati anche a pagare 8 euro un panino con il salame,
€ 9,50 con una bottiglietta di acqua naturale.
Sono i prezzi folli che gli stand del food hanno portato a San Faustino in questa prima edizione post covid, dopo i due anni di stop forzato.
Prezzi inaccettabili come inaccettabile che in molti casi non fossero nemmeno esposti. I commercianti del food hanno “puntato” sull’entusiasmo che i bresciani hanno espresso anche in questo 15 febbraio.
Migliaia le persone che, come tradizione, hanno affollato via San Faustino, piazza Loggia, via X Giornate, piazza Vittoria fino a Corso Zanardelli. Un serpentone di oltre 600 bancarelle dove tutti i “must” della fiera cittadina sono stati rispettati: dal taglia verdure, al “sistema magico” per pulire i vetri fino alla novità del panno in carbonio, o la “macchinetta della nonna per infilare l’ago”.
E in questo caso anche i prezzi hanno rispettato la tradizione: tra i 10 e i 15 euro. Ad eccezione, come dicevamo degli alimentari, street food ma anche formaggi e salumi che si sono presentati con prezzi più da gioiellerie che da prodotti tipici.
Una politica che, a giudicare da qualche malumore che abbiamo colto tra gli stessi commercianti, poco premiata dai bresciani. “La gente gira ma non si ferma, non compra – commentava un banconista di prodotti tipici davanti ad un caffè”. Come dargli torto, potremmo aggiungere: siamo bresciani, entusiasti e felici della festa, non fessi.