“Con amarezza comunichiamo la conclusione delle attività di Spazio Donna”. Inizia così la laconica nota con cui la cooperativa sociale Il Calabrone ha annunciato la chiusura di “Spazio Donna”, un progetto di WeWorld Onlus varato nel 2021.
Proprio WeWorld Onlus ha comunicato al Calabrone la decisione di chiudere il progetto per motivi legati a loro scelte economiche e organizzative, lasciando di fatto Brescia orfana di uno spazio che negli anni di lavoro ha accolto e aiutato circa 300 donne.
Se il bisogno di lavoro è stato spesso la prima motivazione d’accesso per la maggior parte delle oltre 300 donne che hanno varcato la soglia di Spazio Donna, altri bisogni che faticano a trovare spazio, fagocitati da timori e preoccupazioni, hanno trovato una possibilità di esprimersi: il luogo accogliente e la relazione con le operatrici hanno permesso a tante di queste donne di portare anche vissuti più profondi, dando voce a bisogni personali e relazionali spesso trascurati. Il centro è stato teatro di storie di rinascita e di auto-realizzazione personale, dove il supporto empatico e competente ha svolto un ruolo fondamentale nel consentire alle donne di intraprendere percorsi di cambiamento e crescita.
Spazio Donna ha però anche offerto altri servizi come corsi di gestione finanziaria e alfabetizzazione digitale, consulenze legali e psicologiche, laboratori espressivi e creativi, anche con i propri figli e figlie, oltre a pratiche di benessere come yoga, bioenergetica e mindfulness.
“Abbiamo fornito supporto emotivo ma anche operativo come la prenotazione di visite mediche o la gestione delle iscrizioni scolastiche dei figli – hanno fatto sapere dal Calabrone – Siamo stati un luogo di formazione e di confronto, promuovendo la consapevolezza e la discussione su pregiudizi e stereotipi culturali anche grazie a presentazioni di libri, proiezioni cinematografiche e dibattiti. Siamo stati ponte verso altri servizi e organizzazioni, facendo rete e garantendo un sostegno completo e integrato”.
Ora però, Il Calabrone non ha le risorse necessarie per proseguire senza il sostegno di WeWorld. “Ci auguriamo che da questa vicenda nasca una riflessione collettiva e un percorso di confronto che porti a costruire politiche e progettualità a lungo termine e orizzonti condivisi per rispondere, integrandosi con i servizi già attivi, ai bisogni sociali e civili delle donne della nostra città” hanno scritto con rammarico, ma anche con speranza. Chissà che la consapevolezza non porti a qualcosa di concreto e soprattutto di stabile nel prossimo futuro.