L’allarme (dei sindacati) parte da numeri da capogiro. A settembre mancheranno 85 mila insegnanti, 20mila in più rispetto allo scorso anno. Non solo. Ben 200mila insegnanti, uno su quattro, saranno precari. Cosa significa? Quello che tutte le famiglie temono quando inizia la scuola. E cioè che si parta con un prof in cattedra, consapevoli del fatto che non sarà mai quello definitivo. Il prossimo anno quella permanenza in classe potrebbe essere ancora più breve. È il segretario generale della Uil, Pino Turi a mettere in allerta famiglie e studenti: «Pronti al cambio per settembre, e poi di nuovo ad ottobre e febbraio. La scuola – denuncia Turi – si dovrà preparare alla più tragica staffetta tra insegnanti che si ricordi dal 2007».
Il complicatissimo puzzle del riavvio della scuola deve fare i conti sempre con nuovi tasselli da sistemare. Come la proposta del Cts di fare iniziare le lezioni alle 7. O mancanti. Come quelli che denunciano adesso i sindacati. Le quasi 85 mila cattedre vacanti, come riporta Il Giornale, sono infatti il risultato dell’elaborazione dei dati fatta dopo le richieste di trasferimenti fornite dal ministero dell’Istruzione. Secondo Massimiliano De Conca, Flc Cgil, «gli intoppi burocratici e i cambi di governo portano alla situazione di oggi». Risultato? «Dopo anni in cui si sono accumulati ritardi su ritardi, Non ci sono i presupposti per partire in ordine a settembre». E se sembrano tanti 85 mila cattedre vacanti lui aggiunge «gli oltre 75 mila posti di sostegno in deroga e i circa 15 mila posti di adeguamento all’organico di fatto». Tirando la somma, totale 180 mila circa. «Serve una vera programmazione – incita Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola – Ci sono sempre più posti a disposizione per le assunzioni e pochi candidati. Attraverso il concorso ordinario ci vogliono un paio di anni prima di mandare in cattedra i docenti».
Eppure «nella scuola esistono più di 100mila docenti precari con più di 3 anni di servizio ai quali va riservato un processo di reclutamento in grado di garantire subito la copertura dei posti vacanti». Un punto questo su cui la posizione del ministro Azzolina è sempre stata chiara e non condiviso dai sindacati: concorso sì ma non solo su base di anzianità. Serve superare una prova . Anzianità e merito devono viaggiare di pari passo. Basti pensare che l’ultimo concorso risale al 2015. Dal ministero fanno sapere che «le cattedre vuote non sono, purtroppo, una novità e sono la conseguenza di una mancata programmazione sui concorsi degli ultimi anni». Importante che «la macchina concorsuale possa ripartire al più presto, che sia invertita la rotta e si possano poi fare concorsi con cadenza periodica, senza andamenti a singhiozzo». Per questo «a fine aprile, sono stati banditi concorsi per 78mila. Di questi, 32mila destinati ai precari». Nei prossimi giorni si saprà il numero esatto «per le assunzioni di quest’anno autorizzato dal Ministero dell’Economia»