C’è poco da inventare e ancora meno di ideologico. Per tornare a scuola in sicurezza servono soldi per il trasporto pubblico locale.
Senza investimenti sul TPL, si direbbe “le chiacchiere stanno a zero”.
In modo decisamente più elegante e diplomatico ma è questo alla fine il “succo” del discorso del presidente del Tpl, Claudio Bragaglio.
E il Tpl detta le sue condizioni per il rientro a scuola degli studenti: a gennaio e ingressi scaglionati e distanziati alle 8.00 e alle 10.00.
Per la Tpl di Brescia è impensabile la didattica in presenza 100% vista la riduzione della capienza massima degli autobus dall’80% al 50% con ingresso unico alle 8.00. Questa condizione non è compatibile con la disponibilità di mezzi e autisti.
Claudio Bragaglio, Presidente della Tpl di Brescia, interviene anche sul più volte bventilato ricorso ai pullman “privati”.
“Neppure ricorrendo, -dice- come spesse volte si propone a sproposito, agli autobus degli operatori NCC, che possono solo utilmente integrare il servizio pubblico (per un 15% al massimo) dove occorressero potenziamenti, peraltro senza neppure considerare il tema delle risorse complessive necessarie e che il prezzo da riconoscere per gli eventuali potenziamenti è necessariamente superiore al valore del contributo pubblico (euro per bus-km) stabilito nei contratti vigenti”.
Bragaglio interviene anche sulla proposta di lezioni scolastiche anche la domenica, “l’estensione della attività didattica alla domenica, l’utilizzazione di sedi diverse dalle scuole stesse evidenziano una mancanza di realismo e di praticità. Per non dire -aggiunge il presidente della Tpl – d’una approssimazione e d’una improvvisazione ministeriali che sembrano ignorare il contesto che renda possibile la riapertura in sicurezza delle Scuole.
Il punto -sottolinea Bragaglio – sono le realtà extra urbane, quindi con maggiori rigidità, lunghe percorrenze, scarsa flessibilità e costi elevati per lo scaglionamento degli orari che implicano un raddoppio delle corse.
Risorse adeguate dal Governo non sono arrivate -precisa – e le rilevanti risorse già traferite agli Enti locali, anche bresciani, non un euro è arrivato al TPL. Quasi che il problema non fosse immediato o non si tenesse conto della necessaria corrispondenza che deve esistere tra il numero degli studenti da trasportare e i limiti di capienza dei mezzi in servizio pubblico.
Per Brescia parliamo di circa 65 mila studenti iscritti alle superiori e più di 700 autobus mobilitati nelle fasce di punta, oltre il Metrò.