Timidi segnali positivi, sebbene non ancora di ripresa, per il manifatturiero bresciano. Dopo ben cinque rilevazioni consecutive in negativo, fra luglio e settembre la discesa si è fermata con una variazione sullo stesso periodo del 2023 pari allo 0,0%. Il centro studi di Confindustria Brescia specifica però che tale risultatato non è da ricodurre tanto nell’assestamento dei livelli espressi dall’industria del territorio, quanto piuttosto nel confronto con un trimestre non particolarmente brillante.
È invece negativa la variazione rispetto al trimestre precedente (-3,9%), ma in questo caso bisogna fare i conti con l’estate e con la consueta chiusura della maggior parte degli stabilimenti nei mesi caldi. C’è poi da aggiungere la zavorra di un contesto macroeconomico generale fiacco che si riverbera in una diminuzione della domanda.
Questa variabile è il fattore che maggiormente limita la produzione bresciana, seguito da scarsità di manodopera, problemi geopolitici, scarsità di materie prime e di macchinari.
“Lo stop della discesa della produzione bresciana, dopo 5 rilevazioni negative consecutive, è certamente positivo, anche se rimangono alcuni dubbi e incertezze sulle prospettive per i prossimi mesi – è stato il commento del presidente degli isdustriali bresciani Franco Gussalli Beretta – Quanto riscontrato nella manifattura bresciana nel trimestre estivo si inserisce in un contesto nazionale non particolarmente brillante per il comparto industriale e anche il quadro internazionale non appare entusiasmante”.
I dati nel dettaglio
- Tra luglio e settembre del 2024 il 19% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al periodo precedente, a fronte del 41% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 40% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.
- La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra generalizzati segni meno. Le variazioni negative più intense hanno riguardato le realtà medie (-8,1%) e grandi (-6,4%), mentre per le imprese micro (-1,8%) e per le piccole (-0,9%), i cali dei volumi produttivi sono risultati più modesti.
- Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato una significativa eterogeneità: alle contrazioni sperimentate tra le realtà della metallurgia (-10,1%), del chimico, gomma e plastica (-7,0%), del sistema moda (-4,2%) e della meccanica (-3,6%), si contrappongono i positivi segnali provenienti dai comparti alimentare (+4,1%) e legno e minerali non metalliferi (+0,3%).
- Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 75%, in discesa rispetto alla rilevazione precedente (78%), ma sostanzialmente invariato nei confronti di quanto misurato nel terzo trimestre del 2023 (75%).
- Il fatturato delle imprese continua a evidenziare elementi di debolezza: le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 16% delle imprese, rimaste invariate per il 47% e diminuite per il 36%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 16% degli operatori, calate per il 35% e rimaste stabili per il 49%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 18%, diminuite per il 32% e rimaste invariate per il 50% del campione.
- La fiacca dinamica produttiva si è riverberata sulle ore lavorate, dichiarate in aumento dal 13% delle aziende, a fronte del 49% che non le ha modificate e del 38% che invece le ha ridotte.
- I costi di acquisto delle materie prime sono rilevati in crescita dal 22% delle imprese, con un incremento medio pari all’1,3%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 16% degli operatori, per una variazione complessiva pari a +1,6%. Prosegue quindi la fase di assestamento dei prezzi dei beni industriali, dopo le forti tensioni rilevate negli ultimi anni. Va tuttavia rilevato che le attuali quotazioni delle materie prime e dei semilavorati tuttora si attestano su livelli significativamente superiori rispetto alla situazione pre-pandemica.
- La scarsa domanda proveniente dai mercati domestici e internazionali continua a preoccupare le imprese manifatturiere bresciane, che denunciano tale aspetto come il principale fattore che limita la produzione: ciò ha riguardato il 49% delle realtà intervistate, una quota in aumento nei confronti dell’analogo periodo del 2023 (40%), non distante dai livelli del 2020, quando il sistema economico locale stava affrontando l’emergenza Covid-19. Il secondo elemento maggiormente segnalato dalle aziende riguarda la scarsità di manodopera (8%), seguito dalle oramai endemiche tensioni geopolitiche (6%), che alimentano la incertezza delle imprese e delle famiglie.
- Le previsioni per i prossimi mesi sono prevalentemente orientate per il sostanziale mantenimento dei livelli produttivi riscontrati nel terzo trimestre dell’anno. Il saldo netto fra operatori ottimisti e pessimisti è sostanzialmente nullo (+1%), a fronte della maggioranza assoluta degli intervistati (55%) che propende per la sostanziale stabilità dei volumi di produzione.
- In tale contesto, i settori orientati alla crescita sarebbero chimico, gomma e plastica, sistema moda e, in misura minore, meccanica. Per contro, prevarrebbe il pessimo fra gli operatori della metallurgia e del legno e minerali non metalliferi.
- La domanda continuerà a caratterizzarsi per la sua scara tonicità. Ciò è desumibile dal giudizio sugli ordinativi: quelli provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 18% delle aziende, stabili dal 59% e in calo dal 23%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono dichiarati in aumento dal 19% delle imprese, invariati per il 61% e in flessione dal 20%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 17%, stabili per il 66% e in contrazione per il 17%.