Il sito Caffaro continua ad inquinare: nuovo allarme per le falde bresciane
Non una novità ma purtroppo una avvilente conferma. L’inquinamento ambientale di Brescia è tornato ai livelli di allarme. Non a caso i dati negativi della nostra città sono finiti al centro della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali. Tra le innumerevoli pagine redatte, le quali hanno presentato numeri allarmanti su molti comuni della provincia inondati di cave e rifiuti, un intero capitolo della relazione è stato dedicato alla questione Caffaro. Tre i punti fermi. «I terreni dello stabilimento Caffaro sono ancora inquinati, la barriera idraulica fa passare l’inquinamento dallo stabilimento verso le zone di valle e l’acqua della falda acquifera non è adeguatamente decontaminata» hanno scritto i relatori. Numeri inquietanti con oltre 200 chilogrammi di mercurio e 280 chilogrammi di PCB presenti tuttora nella falda. Dunque Pcb, ma non solo. Le analisi di Arpa hanno confermato pericolose concentrazioni di metalli pesanti, tra cui mercurio, diossine, solventi clorurati e in particolare, trielina, cloroformio e tetracloruro di carbonio. A poco servirebbe l’attività di pompaggio delle acque nel sottosuolo della Caffaro con l’acqua scaricata ad essere comunque inquinata nonostante un filtraggio. Un disegno agghiacciante e preoccupante con il sito Caffaro continuare a contaminare sia le acque superficiali, sia i sedimenti delle rogge di un territorio di valle per un tratto compreso di 22 chilometri
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