È uno degli temi critici della nostra provincia, uno degli argomenti più discussi anche a seguito del cosiddetto caso Wte. La Regione Lombardia allarga il numero regionale di Comuni nei quali è vietato lo spandimento di fanghi: in totale sono 174.
In particolare, nel territorio bresciano, sono 61 i Comuni: Acquafredda, Alfianello, Bagnolo Mella, Barbariga, Bedizzole, Berlingo, Borgo San Giacomo, Borgosatollo, Calcinato, Calvisano, Capriano del Colle, Carpenedolo, Castegnato, Castenedolo, Castrezzato, Chiari, Cigole, Coccaglio, Comezzano – Cizzago, Corzano, Dello, Flero, Gambara, Ghedi, Gottolengo, Isorella, Leno, Lograto, Lonato del Garda, Manerbio, Milzano, Montichiari, Montirone, Nuvolento, Nuvolera, Offlaga, Orzinuovi, Orzivecchi, Ospitaletto, Paderno Franciacorta, Pavone del Mella, Pompiano, Poncarale, Pontevico, Pontoglio, Pralboino, Quinzano d`Oglio, Remedello, Roccafranca, Roncadelle, Rovato, Rudiano, San Gervasio Bresciano, San Paolo, San Zeno Naviglio, Seniga, Urago d`Oglio, Verolanuova, Verolavecchia, Villachiara, Visano.
L’impiego dei fanghi per uso agronomico è dunque consentito solo su terreni non localizzati in Comuni in cui la produzione di effluenti da allevamento, dovuta al carico zootecnico, superi il limite fissato dalla Direttiva nitrati e dalla norma regionale di settore (170 kg N/ha/anno per le zone vulnerabili; 340 kg N/ha/anno per le zone non vulnerabili).
“Nel 2022 lo spandimento di fanghi da depurazione nei campi sarà vietato in 174 Comuni lombardi – ha detto l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi -. La materia organica ha reso la pianura padana una delle terre più fertili al mondo. La Regione Lombardia continua a prediligere gli effluenti zootecnici rispetto alla chimica per la fertilizzazione dei campi. Dobbiamo anzi continuare a lavorare affinché la materia organica sia utilizzata per ciò che è: una straordinaria risorsa in ottica di economia circolare, dalla quale poter produrre energia green. Investendo in iniettori e in innovazione tecnologica stiamo contribuendo alla riduzione delle emissioni in atmosfera. La strada è questa, a tutela della zootecnia, dell’agricoltura e dell’ambiente”.
“La scelta di prediligere concime naturale per la nostra terra – ha aggiunto l’assessore – sarà sempre più vincente anche sotto il profilo dell’immagine aziendale. I fanghi, correttamente trattati, eventualmente devono essere considerati come integrativi dove manca materia organica, non possono sostituirla. Vogliamo dare ai nostri allevatori e produttori la possibilità di essere competitivi sul mercato. In Lombardia, prima regione agricola d’Italia, l’agroalimentare sta guidando la ripartenza”.
“Il numero dei Comuni in cui è attivo il divieto è aumentato rispetto allo scorso anno, segno di una zootecnia che cresce. Questa attività – ha concluso l’assessore Rolfi – è alla base delle Dop italiane più conosciute e apprezzate al mondo. Con l’innovazione tecnologica le nostre aziende agricole hanno la possibilità di abbattere le emissioni e trasformarsi in agroraffinerie in grado di produrre energia pulita”.