Pechino, 23 mar 15:31 – (Xinhua) – Quando Qi Mengyao è scesa sul ghiaccio ai Campionati mondiali di short track ISU 2025 a Pechino, pochi avrebbero immaginato che l’allenatrice delle stelle nascenti dell’Italia un tempo sognasse di rappresentare la Cina come atleta.
Oggi, la 37enne originaria di Changchun ha tracciato un percorso inaspettato, passando da pattinatrice poco conosciuta ad architetto delle ambizioni olimpiche italiane.
Ai mondiali di quest’anno, la sua squadra – un mix di giovani talenti e veterani esperti – ha conquistato l’argento nella staffetta mista e il bronzo nei 1.000 metri maschili, segnalando una crescente forza in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026.
Per Qi, è la dimostrazione di una resilienza costruita attraverso culture diverse e di una filosofia di allenamento forgiata su tre continenti.
Nata nella provincia cinese nord-orientale del Jilin, cuore degli sport su ghiaccio della Cina, il viaggio di Qi è iniziato sulle piste amatoriali di Changchun. Bambina cagionevole, fu notata dall’allenatore per la sua velocità nelle gare scolastiche. Raggiunti gli anni dell’adolescenza, si allenava nei ritiri giovanili nazionali accanto a future leggende come Yang Yang, la prima campionessa olimpica invernale della Cina, e ha gareggiato ai Mondiali juniores del 2004.
Ma gli infortuni e l’ascesa di talenti più giovani hanno lasciato Qi ai margini e incerta in merito al suo futuro. Costretta al ritiro nel 2009 per un infortunio al ginocchio, Qi ha puntato a proseguire gli studi alla Beijing Sport University, ma non ha superato l’esame d’inglese.
“I miei genitori mi hanno sostenuta per ricominciare da capo all’estero”, ha ricordato. Attratta da Calgary, in Canada, dove si era già allenata brevemente da adolescente, Qi ha inizialmente perseguito gli studi di economia, ma un’esperienza da allenatrice volontaria in un club locale ha cambiato tutto.
“Il direttore del club ha visto il mio background e mi ha detto: ‘Perché non studiare allenamento?’. Da lì è cambiato tutto”, ha raccontato.
Dopo essersi diplomata all’accademia di coaching di Calgary, Qi ha affinato le sue competenze nel centro di allenamento dell’Università di Calgary, passando dalle squadre giovanili alla preparazione di futuri atleti della nazionale.
La svolta per lei è arrivata quando i dirigenti del pattinaggio canadese, colpiti dai progressi dei suoi allievi, l’hanno invitata a collaborare con lo staff della nazionale. “Mi hanno mandata ai tornei juniores e alla Coppa del mondo. Il padre del campione olimpico Charles Hamelin, allora capo della federazione, credeva nel coltivare allenatori a tutti i livelli. Quella fiducia è stata fondamentale”.
Nel 2018, la sua reputazione ha attirato l’attenzione dell’icona cinese dello short track Wang Xiuli, che le ha proposto di tornare in patria. I piani sono saltati a causa della pandemia, ma nel 2023 è arrivata la chiamata dell’Italia. “Avevano cambiato diversi allenatori, ma mi hanno aspettata per due anni. Cercavano stabilità e qualcuno che sapesse sviluppare i giovani”, ha detto Qi.
Ora, con base nel centro di allenamento alpino di Bormio, Qi bilancia la leadership sui veterani con la crescita dei talenti emergenti. Per stelle come Pietro Sighel, argento a Pechino 2022, predilige la collaborazione all’autorità.
“Ho passato una stagione a costruire fiducia. Non ho cercato di cambiarlo, ma di migliorare ciò che già aveva con i miei metodi. Guardiamo i video insieme, analizziamo i problemi e troviamo soluzioni come partner”, ha spiegato. “Ora siamo diventati più in sintonia su metodi di allenamento, tecniche, intensità, volumi e anche sul lavoro di squadra in pista”.
Nel frattempo, i suoi giovani atleti sono un progetto in corso. “Quest’anno è migliorata la loro consapevolezza tattica. Potevamo vincere più medaglie nelle staffette, ma ci sono stati dettagli che ci hanno penalizzati”, ha detto Qi. “Vedere i loro progressi mi dà grande soddisfazione”.
“In Canada, tutto è iper-professionale. In Europa, le squadre transnazionali si allenano insieme, come Austria, Francia e Ungheria. Condividono programmi, imparano le une dalle altre”, ha osservato Qi, che si considera un ponte culturale. “Ho assimilato sistemi diversi. Il mio valore non è solo allenare una squadra, ma connettere filosofie”.
Bilanciare carriera e famiglia resta la sua sfida più grande. Suo marito si divide tra Canada e Italia, mentre i suoi genitori, inizialmente scettici sul suo sogno di pattinaggio, ora l’aiutano a prendersi cura dei figli in Europa.
“In primavera ed estate la mia famiglia sta in Italia. Quando la stagione inizia, tornano a Calgary. Non è l’ideale, ma troviamo un equilibrio”, ha detto Qi, che per ricaricarsi tra una sessione e l’altra si concede qualche discesa sulle piste di Bormio, a cinque minuti dal palazzetto.
Con Milano-Cortina 2026 all’orizzonte, Qi mantiene le aspettative sotto controllo. “La federazione non ha fissato obiettivi di medaglie, ma punteremo in alto. Dico ai miei atleti di concentrarsi sul processo, non sul risultato. Eseguire il piano, perfezionare la tattica: i risultati arriveranno”.
“Passione è energia” è il motto che guida Qi in ogni decisione. “Se hai passione e ami davvero qualcosa, troverai l’energia sufficiente per raggiungere i tuoi obiettivi”, ha detto. (Xin)
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