Oltre cento persone rischiano di perfere il lavoro, oltre cento famiglie rischiano di veder crollare il proprio mondo. A venti giorni dal Natale la notizia che forse aleggiava nell’aria, ma a cui si fatica per istinto di sopravvivenza o semplice speranza a credere fino in fondo vera: liquidazione per cessata attività.

Questo è stato il mercoledì mattina dei dipendenti della Stanadyne di Castenedolo. L’annuncio peggiore si è concretizzato, e a farlo è stato il gruppo americato che controlla la storica azienda bresciana del settore automotive. Inevitabile la convocazione urgente di un’assemblea dei lavoratori che ora sono in sit-in all’esterno dello stabilimento.

Eppure, nonostante un periodo non certo facile per un settore che risente pesantemente della crisi tedesca, secondo i dipendenti l’azienda non è messa così male: “È un’azienda sana, come dichiarato anche da loro questa mattina, che è stata ben gestita in questi anni – ci spiega Barbara Basile della Fiom – Non ha debiti. Ha delle difficoltà dal punto di vista produttivo come tanti, ma ha tutti gli ammortizzatori sociali per poter gestire un periodo di crisi prolungato e quindi non capiamo assolutamente questa scelta”.

Quest’anno c’è stato il contratto di solidarietà che ha permesso di proseguire con l’attività con un orario ridotto, in media, del 50% per quanto riguarda gli operai.

“C’era l’impegno di tutti a dare il massimo – aggiunge Piero Gregoraci della Rsu – Fino a quattro o cinque giorni fa si parlava di produrre a gennaio e a febbraio, poi questa mattina è arrivata la sorpresa. Credo sia stato uno smacco per questa gente che ha dato l’anima per l’azienda. C’è gente che veniva qui a lavorare gratis, facendo ore di straordinario non pagate. E questa è la loro ricompensa”.

“Ancora una volta ci troviamo di fronte a una multinazionale americana che da noi ha ricevuto – gli fa eco Basile – Da noi hanno incassato, risparmiato, capitalizzato più di un milione di euro grazie al contratto di solidarietà e quindi non possono pensare di non occuparsi di chi resta”.

La volontà dei lavoratori è di aprire quante più interlocuzioni possibili, con tutti i livelli istituzionali. Già questa mattina è partita la richiesta di un incontro urgente in Confindustria Brescia perché ci si guardi in giro alla ricerca di possibili realtà in grado di prendere in mano l’azienda e mantenerla in produzione.

“Oggi problemi economici non ce ne sono – conclude Basile, puntando il dito anche verso Roma – È una scelta fatta a tavolino e comunicata a fatti già svolti. Il Governo sarà chiamato a esprimere la sua opinione perché nessuno può girarsi dall’altra parte. A meno che non voglia essere complice di una multinazionale che specula e abbandona i lavoratori”.