Con lo sguardo rivolto al 2030, ad oggi, non è ipotizzabile raggiungere né gli obiettivi europei né i target nazionali di riduzione delle emissioni già promossi all’interno del Pniec (Piano nazionale Integrato Energia e Clima). A meno che non si acceleri negli investimenti e nelle soluzioni di efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili. A tracciare la fotografia del quadro energetico del nostro Paese, con al centro gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, è stato lo studio ‘Roadmap to 2030: scenari e indicazioni di policy alla luce dei nuovi target di decarbonizzazione’ -realizzato da Engie e dal dipartimento “Energy & strategy” del Politecnico di Milano. Entrando nel dettaglio del rapporto si evince come siano tanti gli obiettivi ancora distanti da raggiungere. Basti pensare che dal 2022 al 2030 si prevede una riduzione nel nostro Paese di -46 MtCO2, che è molto inferiore ai target europei che impongo una riduzione di -137 MtCO2 (più del 50 per cento delle emissioni rispetto al 2005).

Per questo, secondo lo studio, è necessario moltiplicare l’efficacia delle misure messe ad oggi in campo. Anche perché, sul fronte dell’efficienza energetica, il Pniec identifica un obiettivo pari a 100 Mtep al 2030. Considerando gli attuali trend di mercato e normativi, il Paese è proiettato verso i 109 Mtep di consumi di energia finale al 2030 (-4 Mtep rispetto al 2022), ossia un risultato distante dagli obiettivi Pniec e non in linea neanche con gli obiettivi comunitari che richiedono il raggiungimento di 92,5 Mtep (-21 Mtep rispetto al 2022).

Discorso analogo anche per quel che riguarda le energie rinnovabili, nel che nel 2021 hanno contribuito per il 40 per cento sul mix di produzione di energia elettrica nazionale. Un dato distante dall’ obiettivo del 2030, ovvero il 65 per cento. Per raggiungerlo, evidenzia lo studio, bisognerebbe installe 3,5 volte l’attuale capacità di fotovoltaico e 2,5 volte quella di eolico. Altro tema messo in luce dallo studio è la necessità di sviluppare la filiera delle tecnologie utili all’efficienza energetica e alla decarbonizzazione, attraverso la semplificazione dei processi autorizzativi per abilitare la messa a terra degli investimenti da parte degli operatori. Diverse ombre dunque, ma anche tante opportunità. Ad esempio, la pubblica amministrazione può essere – secondo lo studio – un attore rappresentativo e trainante per l’efficienza energetica. Anche in questo caso, però, è fondamentale implementare ulteriori misure e potenziare gli strumenti oggi in vigore, aumentando l’attrattività di investimenti privati, per esempio con la diffusione di formule contrattuali come l’Energy Performance Contracts e il Partenariato Pubblico Privato. Un altro “alleato strategico” verso la decarbonizzazione è poi il biometano, come alternativa rinnovabile per la produzione di energia termica.

Serve però creare soggetti aggregatori e definire un nuovo meccanismo incentivante post-2026 per favorire la crescita del settore. Altrimenti la frammentazione nella catena di approvvigionamento creerebbe inefficienze e scarsa scalabilità. Infine, evidenzia ancora lo studio, un ruolo di supporto alla decarbonizzazione ed efficienza nel settore residenziale può essere svolto dal teleriscaldamento. Oggi l’attuale diffusione della tecnologia raggiunge i 9,7 TWh all’anno, ma ha un potenziale di sviluppo di 4 volte superiore: al 2030 si può produrre 38 TWh utile ad efficientare quasi il 10 per cento della domanda termica residenziale, con investimenti annui fra 7 e 10 miliardi di euro. Incrementare l’efficienza nell’uso dell’energia, superare la dipendenza dai combustibili fossili, aumentare significativamente l’utilizzo delle energie rinnovabili e modulare il quadro normativo e regolatorio sono dunque – secondo lo studio di Engie e Politecnico di Milano – gli strumenti principali per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni e dei consumi energetici.