Abbiamo seguito nei mesi scorsi la nascita e le prime applicazioni dei test salivari, modalità meno invasiva rispetto al tampone nasofaringeo per individuare la positività o meno al coronavirus. L’idea di base quando il progetto fu lanciato era di utilizzare questi test con i bambini nelle scuole per ovvie ragioni che non riguardano solo il mancato fastidio, ma anche il fatto che possono essere effettuati a gruppi senza coinvolgere personale sanitario durante il prelievo. Il tutto con un’attendibilità che secondo la Regione è del tutto uguale a quella di un tampone molecolare dato che anche il metodo di processazione è il medesimo.
Oggi una nuova direttiva che giunge dal Welfare lombardo amplia la platea con una raccomandazione alle Ats: “in individui (sintomatici o asintomatici) fragili con scarsa capacità di collaborazione, con particolare riferimento al monitoraggio della circolazione virale in ambito scolastico” bisogna garantire l’utilizzo dei salivari.
“Nelle persone fragili (ad esempio disabili, persone con disturbi dello spettro autistico) – si legge nella Comunicazione – è opportuno che le Ats garantiscano, nell’ambito della inchiesta epidemiologica, l’accesso all’utilizzo del tampone molecolare salivare. Analogamente le Ats verificano dove tale necessità sia ripetuta nel tempo (es. comunità per disabili) e facilitano tale offerta in coordinamento con le Asst di riferimento”.