C’è anche un residente nella provincia di Brescia fra gli arrestati per riciclaggio di denaro nell’indagine internazionale della Guardia di Finanza di Aosta che ha portato in carcere 22 persone tra Italia e Germania, 17 delle quali nel nostro Paese.
I finanzieri, hanno scoperto una una maxi truffa nel settore energetico.
I fatti risalgono al periodo 2016-2020. Gli indagati sono complessivamente 113. L’inchiesta è stata avviata nel luglio del 2019.
Un’operazione internazionale che, grazie al coordinamento dell’Agenzia Europea per la Cooperazione Giudiziaria-Eurojust, è stata sviluppata in stretta sinergia con le autorità tedesche.
Questa mattina la Polizia Criminale di Duisburg e la Guardia di Finanza italiana hanno eseguito cinque arresti nei confronti di un italiano residente in Svizzera e di quattro tedeschi, uno dei quali domiciliato nella provincia di Catania. Tutti con l’accusa di riciclaggio.
Oltre agli arresti sono state eseguite decine di perquisizioni e sequestri di conti correnti, disponibilità finanziarie, immobili e criptovalute fino ad un controvalore di 41 milioni di euro, ovvero l’equivalente delle somme ottenute con la truffa posta in essere e di quelle riciclate.
Il meccanismo era dei cosiddetti ‘certificati bianchi’ (o titoli di efficienza energetica), principale strumento di promozione dell’efficienza energetica in Italia, introdotto con una legge del 2005.
Alla base del meccanismo l’obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico. Obblighi che possono esser assolti anche attraverso la realizzazione di progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando gli stessi da altri operatori del settore, le cosiddette Energy Service Company (Esco), società che scelgono volontariamente di realizzare progetti di riduzione dei consumi negli usi finali di energia.
Il Gestore dei Servizi Energetici Spa (Gse), società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici sia alle Esco un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati. I certificati sono poi liberamente scambiabili sul mercato dei Titoli di Efficienza Energetica gestito dal Gestore dei Mercati Energetici Spa (Gme).
Il meccanismo si esaurisce con la presentazione annuale dei ‘certificati bianchi’ al Gse da parte delle aziende distributrici che, in tal modo, dimostrano il raggiungimento degli obiettivi di risparmio prefissati e, contestualmente, maturano il diritto all’ottenimento di un contributo tariffario in denaro da parte della Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (Csea).
L’entità del contributo pubblico erogato dalla Cassa è parametrato al valore di mercato dei certificati bianchi scambiati e viene finanziato, in ultima analisi, da tutta la collettività, attraverso i prelievi operati sulle bollette energetiche alla voce ‘oneri di sistema’ (per l’energia elettrica, componente tariffaria UC7).
In totale, per realizzare la truffa, son stati presentati 95 falsi progetti riguardanti lavori mai effettuati su immobili realmente esistenti sul territorio nazionale che, insieme a ditte e persone inconsapevoli, sono stati sistematicamente individuati attraverso semplici ricerche sul web.
Parte dei proventi illeciti, che ammonterebbero ad oltre 27 milioni di euro, contabilizzati in 14 milioni sarebbero stati oggetto di riciclaggio attraverso un collaudato sistema di false fatturazioni tra le otto Esco e numerose società italiane ed estere compiacenti, ovvero costituite ad hoc.
Il denaro, di volta in volta rapidamente bonificato su conti aperti in Albania, Bulgaria, Germania, Liechtenstein, Malta, Principato di Monaco, Slovenia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Ungheria, sarebbe poi rientrato in Italia in contanti, attraverso corrieri, per poi essere reinvestito in strumenti finanziari, criptovalute e immobili di lusso tra cui due ville a Ischia e Ventotene.
Gli indagati per attività di riciclaggio del denaro, tutti colpiti da custodia cautelare in carcere, risiedono nelle province di Torino, Napoli, Salerno, Foggia e Barletta-Andria-Trani e, appunto, Brescia; tra loro figurano anche un commercialista e un dipendente di un istituto bancario, mentre altri due corrieri di denaro contante, anch’essi arrestati per riciclaggio, percepivano il Reddito di Cittadinanza.