Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sarà domani a Kenosha, nello stato del Wisconsin, per un appuntamento che potrebbe rivelarsi cruciale nella rimonta che sta compiendo nei confronti dello sfidante democratico alla Casa Bianca, Joe Biden. In uno degli stati senza padroni elettorali, decisivi per la vittoria finale, Trump porta infatti la sua scommessa di essere l’unico leader in grado di guidare il paese fuori dalle tensioni sociali. A Kenosha, il 23 agosto, un agente di polizia ha ferito con 4 colpi di pistola alle spalle il giovane afroamericano Jacob Blake. Ne sono seguite proteste sempre più dure, nuovo elemento di una scenografia di tensioni e violenze che accompagna in un crescendo la chiamata alle urne del 4 novembre. Un clima nel quale il messaggio di “legge ed ordine” (“Law and order”) rilanciato da Trump a giugno, col montare delle proteste anti razziste, potrebbe divenire sempre più incisivo: una promessa di sicurezza che può rendere tiepido ogni analogo impegno dello sfidante Biden e che rischia di collegare indissolubilmente i Democratici – nell’impressione dell’opinione pubblica – alle violente proteste con cui essi speravano di bruciare il candidato repubblicano.
Le scene di guerra civile che si osservano a Kenosha – così come gli scontri quotidiani a Portland, o le immagini del centro di Seattle ostaggio da mesi delle proteste -, arrivano dritte alla pancia del paese, a importanti porzioni dell’elettorato lontane dal dibattito più squisitamente politico o dai documentati editoriali della grande stampa. Notizie che corrono su piattaforme sociali e internet, i mezzi di informazione oggi più rapidi e capillari. Se i video dell’uccisione di George Floyd avevano fatto scattare le prime proteste anti razziste, fotogrammi e sequenze di vendette personali, aggressioni senza scrupoli e imboscate contro esercizi commerciali o difensori dell’ordine alimentano le paure per una perdita del controllo sociale.
Trump, anche nel caso di Kenosha, rivendica la chiamata in forze della Guardia nazionale, contro le indecisioni attribuite ai governatori Dem. La scorsa settimana Joe Biden ha chiesto “di porre fine alla violenza non necessaria”, riconoscendo che la linea delle proteste era stata spostata troppo in là. Una posizione per la quale, comunque, “gli ci è voluto più tempo di quanto volessero molti democratici”, scrive oggi il sito “Politico”, parlando inoltre di “frustrazione” tra i ranghi del partito per la decisione dell’ex vicepresidente di non recarsi, per il momento, nella cittadina del Wisconsin. Uno spazio di manovra prontamente sfruttato da Trump. Al governatore democratico dello stato, Tony Evers, che chiede pubblicamente di non andare a Kenosha per non aggravare “le tensioni”, lo staff della Casa Bianca fa sapere che il presidente è “onorato per la quantità di persone di Kenosha che hanno accolto positivamente l’annuncio della visita e desiderano una leadership che sostenga le forze dell’ordine locali e le imprese che sono state colpite da atti vandalici”.
Sul tema la strategia presidenziale appare chiara. “Nel corso della sua convention, Joe Biden e i suoi sostenitori sono rimasti completamente in silenzio riguardo ai rivoltosi e criminali che gettavano il panico nelle città governate dai democratici”, infieriva Trump nel discorso di accettazione della candidatura a presidente. Il leader della Casa bianca ha contato “oltre mille afroamericani” uccisi lo scorso anno “a causa di crimini violenti in sole quattro città gestite dai democratici”, dando ai suoi rivali la responsabilità di gestire le dieci città più pericolose della federazione. “Finché sarò presidente difenderò il diritto assoluto di ogni cittadino americano di vivere in sicurezza, dignità e pace”, ha aggiunto.
L’appuntamento di Kenosha arriva in un momento e in un luogo importante per la corsa elettorale. Gli esiti del voto sono in gran parte rimessi alle regole del sistema maggioritario, ma un sondaggio pubblicato il 26 agosto dall’istituto Rasmussen assegna a Biden un vantaggio di un solo punto percentuale rispetto a Trump: stima che solleva forti dubbi sui distacchi a doppia cifra previsti per settimane da altri istituti demoscopici meno credibili. Proprio per cercare di dare una spinta ad un recupero già evidentemente in atto, Trump andrà ora a parlare con la polizia e la gente di un piccolo centro, cuore di quell’elettorato silenzioso, confinato nelle campagne ma numericamente molto rilevante. Terre nelle quali i sondaggi danno l’inquilino della Casa Bianca già in vantaggio. Kenosha è “una contea in bilico di uno stato in bilico” (“a swing county of a swing state”), il Wisconsin, dove “Trump ha già vinto, completamente”, ha detto a “Politico” Terance Warthem attivista vicino all’ala democratica che fa capo a Bernie Sanders, attaccando la poca reattività di Biden e del partito. “Il governo locale è sembrato incapace. Il governo statale è sembrato incapace. E, a torto o ragione”, il presidente può giocare “il ruolo dell’uomo forte”.
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