Il 19 luglio del 1992 veniva ucciso il magistrato Paolo Borsellino, dopo 57 giorni dalla morte del suo collega e amico, Giovanni Falcone. Quell’anno due attentati hanno tolto la vita a due magistrati in prima linea nella lotta alla mafia e con loro sono morti anche otto agenti delle scorte e la moglie di Falcone, Francesca Morvillo.
La mafia temeva Paolo Borsellino, come Giovanni Falcone e altri magistrati, perché avevano dimostrato che non era imbattibile e che la Repubblica era in grado di sconfiggerla con la forza del diritto. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel trentesimo anniversario della Strage di via D’Amelio, ricordando come questi furono uccisi perché “con professionalità, rigore e determinazione”, avevano inferto alla mafia “un colpo durissimo, disvelandone la struttura organizzativa e l’attività criminale”.
“Nel trentesimo anniversario del terribile attentato di via D’Amelio – prosegue Mattarella – desidero rendere omaggio alla sua memoria e a quella degli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, che con lui persero la vita a causa del loro impegno in difesa della legalità delle istituzioni democratiche”.
“Paolo Borsellino – sottolinea il presidente della Repubblica – aveva ferma convinzione che il contrasto alla mafia si realizzasse efficacemente non solo attraverso la repressione penale, ma soprattutto grazie a un radicale cambiamento culturale, a un impegno di rigenerazione civile, a cominciare dalla scuola e dalla società”.
“Preservarne la memoria – aggiunge il Capo dello Stato – vuol dire rinnovare questo impegno nel tenace perseguimento del valore della legge, del diniego nei confronti del compromesso, dell’acquiescenza e dell’indifferenza che aprono la strada alla sopraffazione”.
“Il suo ricordo impone di guardare alla realtà con spirito di verità, dal quale l’intera comunità non può prescindere. Quell’anelito di verità che è indispensabile nelle aule di giustizia affinché i processi ancora in corso disvelino appieno le responsabilità di quel crudele attentato e degli oscuri tentativi di deviare le indagini, consentendo così al Paese di fare luce sul proprio passato e poter progredire nel presente”, continua.
“Con questo spirito e nell’indelebile ricordo di Paolo Borsellino – conclude Mattarella -, rinnovo ai suoi figli e ai familiari degli agenti caduti, i sentimenti di gratitudine e di vicinanza dell’intero Paese”.