Brescia al primo posto per i maltrattamenti sugli animali. La provincia rappresenta l’hotspot più importante del bracconaggio italiano.
Un gattino preso a calci come un pallone e un cigno obiettivo di sassate da parte di un gruppetto di ragazzi. E’ il maltrattamento, anche nel 2017, il reato più contestato in Italia contro gli animali, con il maggior numero di indagati e con inquietanti casi di zoocriminalità minorile. Le corse clandestine di cavalli e il traffico di cuccioli sono invece tra le prime emergenze zoomafiose.
Questo è ciò che emerge dal Rapporto Zoomafia 2018 “Crimini e animali”, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav (Lega Antivivisezione). Nel 2017 sono stati aperti intorno ai 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti per reati a danno di animali. Una persona indagata ogni 90 minuti circa.
Nella geografia dei reati, la Procura di Brescia si conferma quella con più procedimenti per reati contro gli animali nel 2017, 527 casi con 387 indagati. Oltre la metà per reati legati alla caccia. La provincia bresciana rappresenta ad oggi uno degli hotspot più importanti del bracconaggio italiano. Seguono Vicenza, Udine, Verona, Napoli, Roma, Milano, Torino, e Palermo. Fa da contraltare Crotone con zero procedimenti nel 2017.
I combattimenti tra animali sono però il vero allarme, un affare per la criminalità, con migliaia di vittime ogni anno. Molti i cani ritrovati con ferite da morsi o morti con cicatrici riconducibili alle lotte, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta.